Il commento di Vittorio Zambardino, sul suo blog "Scene Digitali", al mio pezzo sui paperoni di Second Life.
Va bene, i ricchi sono arrivati anche su “Second Life“, come ci racconta Repubblica.it. I soldi già c’erano dall’inizio (e pure il mercato nero, se è per questo). I media italiani si sperticano nell’esaltazione dell’invenzione dei Linden e in questo fanno il loro mestiere: divulgano ciò che fino ad ora è rimasto appannaggio di una grande minoranza, se così si può dire.
Ci sono gli imprenditori su Second Life, ci sono gli esperti di marketing, quelli che si pongono come coloro che costruiscono quartieri e vendono cose. Ci sono perfino i media su SL. Insomma Second Life è di moda. Ma questa moda è una follia. E’ il caso di dire che il mondo è sotto sopra.
No, qui non aderiremo alle più pessimistiche analisi del profesor Umberto Galimberti che nella duplicazione esistenziale che internet permette vede un fenomeno negativo per la psiche umana e in ultima analisi per la società.
No, qui siamo internettisti fino in fondo, solo che dell’enfasi su Second Life non se ne può più proprio perché capovolge l’approccio più divertente e “formativo” a internet. E’ questa riduzione “capitalistica” di Second Life che non mi piace. Questo suo concentrarsi su una dimensione della vita umana che è orrendamente, tristemente identica a quella “reale”. Non si arrabbino i pionieri di SL: so bene che la loro esperienza è fantastica nel vero senso della parola, che loro ci stanno bene laà”dentro”. Non si parla di loro qui, ma di ciò che sta succedendo adesso e nelle prossime settimane.
Internet, non l’invenzione felice del “metaverso” in grafica 3D, è la vera doppia vita, regalo positivo e importante che ci è stato fatto da questa tecnologia che fu militare e che qualcuno vorrebbe ridurre a un giardino incantato senza libertà.
E’ Internet (ma una buona volta bisognerà scriverla con la minuscola e con l’articolo) che ha permesso a tutti noi di capire fatti importanti di questo mondo, il primo fra tutti: che la rete è un ambiente, un mondo appunto, in cui le persone sono e vivono di pura informazione. Fra qualche anno lo si riconoscerà finalmente, che internet è cultura e dovrebbe andare nei giornali al posto degli elzeviri più nobili.
Perché grazie a internet abbiamo visto cambiare in meglio la nostra vita reale di viaggiatori in treno o aereo, di consumatori di notizie (e per quanto mi riguarda anche di produttori), e soprattutto grazie a internet abbiamo potuto liberare la nostra fantasia, riuscendo a conoscere, comunicare, approfondire altre culture e altri mondi. I nostri figli, che vivono in sintonia piena con i mezzi, hanno un’idea del tutto diversa della privacy rispetto a noi: hanno “profili” personali su siti dedicati, hanno chat sempre aperte, hanno un rapporto con la conoscenza che è potenziato rispetto al nostro. Col tempo, vedrete, anche cose apparentemente di roccia, come la politica e il potere ne verranno scalfiti.
E allora perché avercela con Second Life? Perché non è detto proprio tutto di questo mondo debba essere riprodotto uguale sulla rete. SL non fa di internet la tecnologia abilitante della fantasia, ma rende la fantasia supporto di un’impresa commerciale. Mette la seconda vita esattamente dove sta l’alienzazione della prima, progetta e crea spazi dove le dinamiche vigenti sono un allenamento a quelli del mondo reale. Come i videogiochi usati per i piloti militari.
Quelli di SL sono sogni che il denaro può comprare. E’ come il Monopoli e il piccolo chimico. La triste imitazione della realtà. Non il suo doppio “migliorato”: lasciateci sognare un sogno fuori mercato. Su (con, grazie, attraverso) Internet ovviamente.
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